Come importare dei beni negli USA?
Come importare dei beni negli USA? In questo articolo di Avvocato a Miami risponderemo a questa domanda per voi.
In materia di esportazioni ed importazioni negli Stati Uniti sono numerose le leggi ed i regolamenti che regolano i vari aspetti. In questo articolo, indicheremo alcune linee generali per un esportatore italiano che desidera importare la propria merce negli Stati Uniti.
Alcuni Prodotti devono seguire Misure più Restrittive.
Alcune categorie, tra le quali i prodotti siderurgici, tessili, alimentari e agricoli, sono sottoposti a misure più restrittive sull’importazione. Le norme nazionali americane infatti vogliono tutelare i produttori locali. Gli Stati Uniti hanno quindi stabilito dei quantitativi massimi di importazione, superati i quali la merce presentata successivamente verrà respinta.
Ogni anno vengono riservate delle quote a determinati Paesi, come i tessili di provenienza cinese o indiana, mentre esistono delle quote generali relative a prodotti di qualsiasi origine. L’importazione di questi prodotti è sottoposta al rilascio di una licenza di importazione.
Gli Stati Uniti sono anche partner storici della Convenzione di Washington per la protezione di specie animali e vegetali minacciate di estinzione, motivo per cui pellami e manufatti provenienti da animali o vegetali presenti nella lista saranno sottoposti al divieto di importazione o a restrizioni sui quantitativi massimi importabili.
Punti Principali da Considerare per Importare Prodotti negli USA
1. Un’agente doganale (c.d.“Customs Broker”) competente e con esperienza specifica nel settore d’interesse, è assolutamente essenziale. Ugualmente importante è familiarizzarsi con le principali regole che controllano le importazioni negli Stati Uniti.
2. Classificazione Merci. Uno dei punti principali che si devono considerare per le esportazioni dall’Italia verso gli Stati Uniti è quello relativo alla classificazione della merce in quanto è determinante ai fini dei dazi. I Prodotti in importazione vengono classificati secondo l’ Harmonized Tariff Schedule of the United States (“HTSUS”), ovvero il prontuario per la classificazione ed imposizione dei dazi. Tale classificazione avviene principalmente in base alla identità e contenuti della merce. La categoria o categorie d’appartenenza devono essere indicate nelle dichiarazioni doganali utilizzando i codici e le descrizioni HTSUS.
3. Valorizzazione Merce. Altro punto di grande rilevanza in materia doganale per evitare inconvenienti in importazione, è sicuramente quello relativo alla valorizzazione della merce in importazione, che discuteremo di seguito.
4. Etichettatura. Con poche eccezioni, tutti i prodotti che vengono importati negli Stati Uniti devono essere appropriatamente etichettati e se non lo sono, le Dogane possono, a secondo dei casi, rifiutarne l’importazione o sequestrarli e farli distruggere.
Quali sono alcuni dei documenti necessari per esportare i propri prodotti negli Stati Uniti?
1. La fattura di esportazione. La fattura di esportazione deve indicare i dati e codici relativi all’importatore statunitense, il porto di ingresso negli USA e il Paese di origine dei beni esportati, oltre alla loro descrizione dettagliata (tipologia del bene, peso lordo e netto, ulteriori unità di misura quando previste, valore della merce).
Con riferimento al valore del bene, va notato che il prezzo globale deve essere affiancato da altri valori quali: sconti applicati, anticipi versati, saldo, spese di trasporto, imballaggio, diritti di licenza, assicurazione sulla merce, commissioni, valore ai fini doganali. Una precisazione importante è che il valore imponibile ai fini della tassazione mediante dazio doganale non include le spese di trasporto internazionale (le quali dunque non vengono tassate).
2. Un altro documento, non necessario ma pur sempre consigliabile, è il certificato di origine. È possibile richiederlo presso la Camera di Commercio e dovrà riportare il Paese in cui è stata effettuata l’ultima trasformazione economicamente rilevante del bene (secondo quanto previsto dalla normativa statunitense). Questo certificato può risultare utile in quanto, a seconda del Paese indicato, può dare diritto all’applicazione di misure di salvaguardia.
La normativa statunitense prevede che ogni merce alla dogana debba riportare l’indicazione circa la provenienza, con le diciture “made in…” oppure “product of …”. Se si riportano altre indicazioni geografiche oltre a quella di origine, come ad esempio nel caso di “Styled in…”, allora il Paese d’origine dovrà essere riportato subito a fianco del nome o del marchio. L’intento è di rendere facilmente leggibile e comprensibile al consumatore la provenienza di un prodotto, senza la necessità di aprirlo o toglierlo dalla confezione, a tutela quindi di un acquisto informato.
Anche qui c’è un’eccezione all’accezione. Queste regole non si applicano ai prodotti semilavorati e alle materie prime che siano destinate ad uso esclusivo industriale. In questo caso, infatti, sarà sufficiente riportare il Paese d’origine sull’imballaggio esterno.
Quale sistema tariffario si applica alle importazioni?
Ogni anno l’International Trade Center (o “ITC”) pubblica la tabella delle tariffe doganali relative a tutti gli articoli passibili di esportazione. La tariffa doganale viene applicata al valore della merce in misura variabile dallo 0 al 38%, e talora si applicano delle imposte anche basate sul peso o sul numero di pezzi. Il dazio doganale non è l’unica “tassa di confine”. Esistono infatti altre tasse, anche se minori, come la Merchandise Processing Fee e l’Harbor Maintenance Tax.
In Conclusione
Come abbiamo visto, entrare nel mercato statunitense richiede una strategia ben studiata e seguire una serie di procedure. Non rispettare queste regole può portare al sequestro della merce, a sanzioni amministrative e in alcuni casi penali.
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